Truffe, nuove frontiere. Ragazzini convinti ad aprire conti correnti dove si riciclano soldi

Alle organizzazioni criminali servono per far transitare i proventi di altre operazioni illecite. Ma il rischio è che sott’indagine finiscono loro.
Tre ventenni del Pesarese, l’altro pomeriggio, si sono presentati spontaneamente in Questura per raccontare una storia che potrebbe costare cara anche a tanti loro coetanei. I tre hanno denunciato quello che, grazie all’intervento della Squadra mobile di Pesaro, si è rivelato poi come l’ingranaggio iniziale di una potenziale truffa.
Tutto è cominciato con dei post sponsorizzati sui social – in particolare su Instagram – che promettevano fino a 150 euro per “verificare” (cioè controllare l’autenticità dell’identità del titolare) di un conto corrente. Allettati dalla prospettiva di guadagnare qualcosa, i ragazzi hanno accettato. Hanno aperto conti online a loro nome seguendo le istruzioni fornite da interlocutori anonimi via Telegram e poi, come richiesto, li hanno abbandonati, lasciando in mano ai truffatori credenziali e accesso completo. Nessun movimento sospetto di fondi sui propri conti è stato fatto fino ad ora. Ma è proprio questo il punto. Il pericolo è che avvenga in futuro, e che quei conti, intestati a loro, vengano usati per far transitare e ripulire denaro frutto di frodi informatiche o truffe. Se succedesse, a finire nei guai sarebbero gli intestatari, ovvero loro. “Non sono indagati – chiariscono dalla Questura – ma i rischi ci sono, e sono concreti”.
La truffa, spiegano dalla Polizia, non ha radici solo nel nostro territorio. E non è nemmeno una novità assoluta: ciò che cambia è il target. Questa volta non sono gli anziani a finire nel mirino, ma i giovanissimi, anche minorenni, attratti dall’idea di fare soldi facili con un paio di App e qualche clic. Secondo il comunicato stampa diffuso dalla Questura, l’obiettivo dei truffatori è ottenere conti correnti cosiddetti “tecnici”, intestati a prestanome, spesso inconsapevoli. Tramite Iban di piattaforme come Postepay, Yap, Revolut o Bbva, riescono a far transitare somme di denaro rimanendo anonimi. Una volta che i soldi – frutto di truffe o frodi online – passano da lì, vengono immediatamente prelevati o trasferiti in criptovaluta, rendendo difficile risalire ai responsabili. La promessa di guadagni rapidi e facili – dai 20 ai 100 euro – è lo specchietto per le allodole. Ma quei guadagni rischiano di trasformarsi in accuse pesanti, come quella di riciclaggio, anche per chi ha agito senza piena consapevolezza. Per fortuna nei giorni scorsi, tra i giovani pesaresi, qualcuno ha cominciato a sospettare che “quella cosa strana dei conti” potesse nascondere un raggiro. E così in tre si sono rivolti alle forze dell’ordine. Nessuno di loro ha perso soldi, ma tutti hanno consegnato dati personali e bancari. È per questo che l’invito della Questura è alla massima attenzione: “Chiunque abbia aperto conti online su indicazione di sconosciuti dovrebbe farsi avanti”.